Post n°65 pubblicato il 06 Agosto 2013 da paoloproietti.rnk
Come si è detto in precedenza (vedi LA VIA DEL SESSO - quarta parte)
"L'uomo e la donna sono dotati di caratteristiche opposte e complementari. I canali sottili (nadi) dell'uomo sono stretti e rigidi e la maggior parte dell'energia che vi circola, che possiamo definire OJAS (termine che si può tradurre con vitalità o forza) tende naturalmente verso l'esterno. I canali sottili della donna sono invece morbidi ed ampi e l'energia che vi circola e che possiamo definire genericamente PRANA, tende all'interiorizzazione."
In
ragione della diversa direzione e qualità della circolazione
energetica, la donna ha più facilmente accesso al cakra del cuore,
detto hṛdaya (centro, cuore, mente) cakra.
Hṛdaya non va confuso con il centro detto anāhata cakra!
Si tratta di due cakra diversi, collocati in zone diverse del corpo.
Anāhata cakra è un "loto" a dodici petali rossi posto sull'asse della colonna vertebrale, al centro del quale troviamo il suono seme dell'aria, यं yaṃ, mentre nei petali sono inscritte, in senso orario, le cinque consonanti gutturali dell'alfabeto sanscrito, le cinque palatali e le prime due retroflesse, ovvero:
Hṛdaya o hrit cakra è invece un fiore di loto ad 8 petali posto al centro del torace, sopra il diaframma.
Hrit cakra
è il centro dell'Essere, ma potrebbe anche essere definito "MANDALA
DELLE PERFEZIONI E DELLE PERVERSIONI". I suoi colori sono l'oro
(kundalini di sole) il bianco (kundalini di luna) e il rosso (kundalini
di fuoco) ad indicare che è il luogo in cui si riuniscono le correnti
energetiche, e i suoi petali corrispondono alle 8 direzioni dello
spazio, agli 8 poteri psichici, o siddhi maggiori, e alle 8 vṛtti (parola che significa modificazione, specializzazione, ruolo) legate alla sfera sessuale.
Per praticare il tantra occorre pensare come un tantrico. I siddha e i nath
non ragionavano (non ragionano...) come noi e avvicinarsi alle tecniche
sessuali con le nostre strutture mentali e la nostra "tecnica del
pensiero" può essere causa di dolore e sofferenza per noi e per i nostri
cari. Innanzitutto il punto di vista tantrico non è duale. Non c'è
traccia della dicotomia maschile/femminile o luce/ombra o bene/male che
caratterizza il pensiero occidentale. L'energia che tutto muove è UNA e
si esprime attraverso una triade di potenze rappresentate da FUOCO ( śakti), SOLE ( kāma e la sua sposa) e LUNA (śiva).
In secondo luogo il GODIMENTO è uno dei principi fondamentali
dell'esistenza: non c'è spazio per i sensi di colpa. Ogni fenomeno, per
raggiungere la dignità dell'esistere, deve essere caratterizzato da
ESISTENZA ( asti che significa "è"), COSCIENZA (bhāti che significa "splendore", "apparenza", "luce interiore") e PIACERE (priya che significa "piaciuto", "goduto", "desiderabile").
Se non c'è possibilità di godere di un oggetto non c'è necessità della sua esistenza.
Tutto nasce dal desiderio, nel Tantra, ovvero dalla tensione verso il godimento, ma se il desiderio divino è puro, libero da attaccamento (al centro del mandala del cakra del cuore c'è vairāgya inteso come divino distacco), nell'essere umano rischia di "sporcarsi" a causa delle inclinazioni individuali e delle consuetudini sociali. Queste sporcature (vṛtti) coincidono con le 8 direzioni dello spazio e rappresentano (sono) un allontanamento dal centro, dalla vera essenza, dal CUORE.
Nel mandala del cuore (che si legge da Est in senso orario: in India "DAVANTI" è Est e "DIETRO" è Ovest) avremo:
EST = atteggiamenti virtuosi, come la fedeltà coniugale ecc.
SUD-EST = sonno e pigrizia, mancanza di interesse per il piacere e mancanza di vitalità.
SUD = crudeltà, il provare piacere nell'osservare e nel provocare la sofferenza altrui.
SUD OVEST= degenerazione del desiderio - lussuria-atteggiamenti peccaminosi. Buddha Shakyamuni a questo proposito parla di incesto, pedofilia, stupro, dell'avere rapporti sessuali con persone in stato di schiavitù e prigionia, del sedurre persone in procinto di sposarsi ecc. ecc.
OVEST= cattiveria, ovvero il nutrire nei confronti del partner sessuale sentimenti di odio, invidia, disprezzo ecc. che possono degenerare in perversioni di vario genere.
NORD-OVEST = azione, ovvero il muoversi alla ricerca del piacere sessuale.
NORD = ottenimento del piacere, ovvero il ritenersi soddisfatti dopo il rapporto sessuale (rati)
NORD-EST = possesso, ovvero la volontà di possedere fisicamente la persona amata.
Le vṛtti vanno intese come semi che la forza del desiderio può far germogliare e crescere, fino a renderle elementi fondamentali della personalità dell'individuo, e sono sempre e comunque ostacoli alla realizzazione.
Riflettere sui significati degli 8 petali di hrit cakra è
un esercizio interessante. Anzi credo che sia un passo fondamentale
verso la comprensione degli insegnamenti tantrici. Non si tratta di un
esercizio facile: che le tendenze alla crudeltà, al sadomasochismo o
alla pedofilia possano, ad esempio, essere considerate degli ostacoli
alla realizzazione è cosa abbastanza comprensibile, ma con la fedeltà
coniugale e la soddisfazione sessuale, ad esempio, come la mettiamo?
Come si fa a considerare il sadomasochismo alla stregua della monogomia?
La
forza del desiderio è pura, innocente e amorale come gli elementi
fondamentali della natura. L'acqua che disseta è la stessa che devasta
le città e le campagne così come la fiamma che rallegra il focolare è
la stessa che distrugge le mura della casa.
Le infinite potenzialità creative del desiderio possono trasformarsi facilmente in energie distruttive e la causa della loro degenerazione è la mente, o meglio, la pretesa di sostituire alle leggi della natura le abitudini, le norme, le credenze create dalla mente umana.
Ai fini della comprensione del tantra può essere utile analizzare con attenzione le vṛtti corrispondenti, nel mandala del cuore, a direzioni contrapposte:
La pigrizia, la mancanza di vitalità sessuale (SUD-EST), ad esempio, è uguale e contraria alla ricerca del piacere sessuale (NORD-OVEST), mentre la fedeltà coniugale (EST) è invece uguale e contraria alla cattiveria/perversione (OVEST).
Se capiamo i motivi di queste contrapposizioni forse possiamo intuire la logica costitutiva del mandala:
1)
la scarsa vitalità sessuale è considerata un ostacolo insormontabile
nel tantra, e questo è abbastanza logico, ma perchè paragonarla alla
ricerca della soddisfazione sessuale?
Risponderò con un'altra domanda: perché qualcuno sente il bisogno di dedicare la propria esistenza alla ricerca del piacere?
Il piacere per il Tantra è insito nell'esistenza stessa, è una delle caratteristiche fondamentali dello stato naturale (sahaja) dell'Uomo. Ricercare il piacere in luoghi e persone sempre diverse significa essere incapaci di godere dell' esistenza e credere che la forza del desiderio sia un qualcosa di altro da sé. Ecco perchè lo scarso appetito sessuale e la frenetica ricerca di partner diversi (ad esempio) sono entrambi da considerare sintomi della carenza della qualità fondamentale dello yogin tantrico: la "virilità".(N.B. facciamo attenzione che la parola sanscrita è vīryā che significa vigore sessuale, la traduzione virilità, comunemente accettata può far pensare ad una qualità prettamente maschile, mentre nel tantrismo non si fa alcuna differenza di genere.)
2) la fedeltà coniugale intesa come il continuo rinnovarsi del desiderio in un rapporto di coppia non è certo cosa negativa, nè é un'ostacolo alla realizzazione, anzi, i siddha come Goraksha e gli Yogin tibetani, i togdenma, ad esempio, fanno coppia fissa con una yogini e i figli nati dalle loro pratiche tantriche sono considerati degli esseri speciali, degli yoghinibhu. Ma se viene imposta (o autoimposta) dalle leggi, dalle consuetudini, dalle regole religiose può portare alla repressione più o meno volontaria, del desiderio sessuale, e reprimere il desiderio causa disastri. Può sembrare strano, ma anche la volontà di mantenere unita una coppia può portare alla perversione. Per praticare il tantrismo occorre svincolarsi da ogni genere di pregiudizio, morale ed estetico, alla ricerca dell'innocenza originaria.
Teoricamente ogni pratica che provoca "l'effervescenza dei sensi", può trasformarsi in una "tecnica operativa". L'orgia, l'uso di droghe o la visione di un tramonto per un tantrico sono strumenti con la medesima funzione e la medesima "dignità", ma per essere in grado di utilizzare lo tecnica operativa "orgia" o la tecnica operativa "droga" occorre essere veramente liberi dai condizionamenti, dai vincoli, dai pregiudizi. In caso contrario lo strumento di liberazione si trasformerà automaticamente in strumento di dannazione.
Facciamo adesso l'esempio di una coppia di lunga data, in crisi per il calo del desiderio ( calo fisiologico direbbero i sessuologhi) che per risvegliare il fuoco sopito comincia ad usare dei sex toys, ad assumerei stimolanti chimici, a frequentare locali per scambisti ecc. ecc. e supponiamo (breve parentesi per eliminare ogni dubbio di eventuali pregiudizi morali ed estetici: a me personalmente, se uno/a prova piacere a farsi legare con delle funi e cospargere di sterco di capra non fa nè caldo né freddo e ritengo che tra adulti consenzienti ogni pratica che non provochi danni fisici a sé e agli altri sia lecita) che la "terapia" abbia successo e che i due si ritrovino felici e soddisfatti. Il matrimonio è salvo, ma le pratiche sessuali che hanno permesso di salvarlo non hanno niente a che vedere con lo Yoga e il tantra.
Le tecniche sessuali tantriche si basano, in fin dei conti, sull'alternarsi delle fasi di "assorbimento" (quando, espirando, l'uomo si fa assorbire dalla donna e la donna si fa assorbire dall'Universo) e di "emergenza" (quando, inspirando, l'uomo osserva la donna dall'esterno e la donna ascolta l'uomo dall'interno) che porta ad uno stato non ordinario di coscienza in cui tutte le percezioni vengono unificate nel tatto. Solo così si è in grado di percepire la CAREZZA DIVINA (kundalini) e di indirizzarla nel canale mediano del corpo.
La ricerca e l'uso di oggetti, sostanze chimiche, situazioni "piccanti" allo scopo di rinnovare il desiderio rischia di mettere in secondo piano il partner rendendo protagonista del rapporto l'oggetto, la sostanza chimica o la situazione piccante e risvegliando il principale nemico della pratica tantrica: la mente immaginativa.
Se
la visione della mia partner mascherata da wonder woman mi eccita e
porta ad un rapporto sessuale soddisfacente per entrambi, sicuramente
non faccio niente di male, anzi. però sottomettettendo il desiderio ad
una fantasia, non solo corro il rischio di aver bisogno, in seguito, di
sempre nuovi stimoli per eccitarmi, ma perdo il rapporto con la verità del corpo.
Nella nostra società c'è una specie di mitizzazione della fantasia, vista come positiva capacità creativa. Per ciò che riguarda il sesso poi la fantasia erotica è considerata quasi una necessatà vitale.
Nel sesso tantrico non c'è spazio per la fantasia. e nemmeno per i sex toys. L'attenzione deve essere rivolta al corpo del partner, al suo respiro, al battito del suo cuore, ai gemiti che insorgono. Bisogna utilizzare la visualizzazione, magari, la vista interiore, ma mai la fantasia.
Il Tantra è la forma più alta di devozione.
Non si rende omaggio ad una divinità lontana, che ci guarda dall'alto di un paradiso inaccessibile, ma stringiamo le sue mani, anneghiamo nei suoi occhi, sfioriamo le sue labbra sin quando non diventano le nostre mani, i nostri occhi, le nostre labbra: Sa'Ham, io sono Lei.
Lo yogin tantrico guarda alla yogini con venerazione. Il sesso deve essere un rito sacro e le grida degli amanti una preghiera. Ogni volta che un elemento esterno, un pensiero, un gesto inutilmente violento, minano la sacralità del rapporto, trasformando uno dei due in un oggetto sessuale, si perde l'opportunità di entrare nella Città di Dio.
- continua.....
"L'uomo e la donna sono dotati di caratteristiche opposte e complementari. I canali sottili (nadi) dell'uomo sono stretti e rigidi e la maggior parte dell'energia che vi circola, che possiamo definire OJAS (termine che si può tradurre con vitalità o forza) tende naturalmente verso l'esterno. I canali sottili della donna sono invece morbidi ed ampi e l'energia che vi circola e che possiamo definire genericamente PRANA, tende all'interiorizzazione."
Hṛdaya non va confuso con il centro detto anāhata cakra!
Si tratta di due cakra diversi, collocati in zone diverse del corpo.
Anāhata cakra è un "loto" a dodici petali rossi posto sull'asse della colonna vertebrale, al centro del quale troviamo il suono seme dell'aria, यं yaṃ, mentre nei petali sono inscritte, in senso orario, le cinque consonanti gutturali dell'alfabeto sanscrito, le cinque palatali e le prime due retroflesse, ovvero:
क ka ख kha ग ga घ gha ङ ṅa च ca छ cha ज ja झ jha ञ ña ट ṭa ठ ṭha
Se non c'è possibilità di godere di un oggetto non c'è necessità della sua esistenza.
Tutto nasce dal desiderio, nel Tantra, ovvero dalla tensione verso il godimento, ma se il desiderio divino è puro, libero da attaccamento (al centro del mandala del cakra del cuore c'è vairāgya inteso come divino distacco), nell'essere umano rischia di "sporcarsi" a causa delle inclinazioni individuali e delle consuetudini sociali. Queste sporcature (vṛtti) coincidono con le 8 direzioni dello spazio e rappresentano (sono) un allontanamento dal centro, dalla vera essenza, dal CUORE.
Nel mandala del cuore (che si legge da Est in senso orario: in India "DAVANTI" è Est e "DIETRO" è Ovest) avremo:
EST = atteggiamenti virtuosi, come la fedeltà coniugale ecc.
SUD-EST = sonno e pigrizia, mancanza di interesse per il piacere e mancanza di vitalità.
SUD = crudeltà, il provare piacere nell'osservare e nel provocare la sofferenza altrui.
SUD OVEST= degenerazione del desiderio - lussuria-atteggiamenti peccaminosi. Buddha Shakyamuni a questo proposito parla di incesto, pedofilia, stupro, dell'avere rapporti sessuali con persone in stato di schiavitù e prigionia, del sedurre persone in procinto di sposarsi ecc. ecc.
OVEST= cattiveria, ovvero il nutrire nei confronti del partner sessuale sentimenti di odio, invidia, disprezzo ecc. che possono degenerare in perversioni di vario genere.
NORD-OVEST = azione, ovvero il muoversi alla ricerca del piacere sessuale.
NORD = ottenimento del piacere, ovvero il ritenersi soddisfatti dopo il rapporto sessuale (rati)
NORD-EST = possesso, ovvero la volontà di possedere fisicamente la persona amata.
Le vṛtti vanno intese come semi che la forza del desiderio può far germogliare e crescere, fino a renderle elementi fondamentali della personalità dell'individuo, e sono sempre e comunque ostacoli alla realizzazione.
Le infinite potenzialità creative del desiderio possono trasformarsi facilmente in energie distruttive e la causa della loro degenerazione è la mente, o meglio, la pretesa di sostituire alle leggi della natura le abitudini, le norme, le credenze create dalla mente umana.
Ai fini della comprensione del tantra può essere utile analizzare con attenzione le vṛtti corrispondenti, nel mandala del cuore, a direzioni contrapposte:
La pigrizia, la mancanza di vitalità sessuale (SUD-EST), ad esempio, è uguale e contraria alla ricerca del piacere sessuale (NORD-OVEST), mentre la fedeltà coniugale (EST) è invece uguale e contraria alla cattiveria/perversione (OVEST).
Se capiamo i motivi di queste contrapposizioni forse possiamo intuire la logica costitutiva del mandala:
Risponderò con un'altra domanda: perché qualcuno sente il bisogno di dedicare la propria esistenza alla ricerca del piacere?
Il piacere per il Tantra è insito nell'esistenza stessa, è una delle caratteristiche fondamentali dello stato naturale (sahaja) dell'Uomo. Ricercare il piacere in luoghi e persone sempre diverse significa essere incapaci di godere dell' esistenza e credere che la forza del desiderio sia un qualcosa di altro da sé. Ecco perchè lo scarso appetito sessuale e la frenetica ricerca di partner diversi (ad esempio) sono entrambi da considerare sintomi della carenza della qualità fondamentale dello yogin tantrico: la "virilità".(N.B. facciamo attenzione che la parola sanscrita è vīryā che significa vigore sessuale, la traduzione virilità, comunemente accettata può far pensare ad una qualità prettamente maschile, mentre nel tantrismo non si fa alcuna differenza di genere.)
2) la fedeltà coniugale intesa come il continuo rinnovarsi del desiderio in un rapporto di coppia non è certo cosa negativa, nè é un'ostacolo alla realizzazione, anzi, i siddha come Goraksha e gli Yogin tibetani, i togdenma, ad esempio, fanno coppia fissa con una yogini e i figli nati dalle loro pratiche tantriche sono considerati degli esseri speciali, degli yoghinibhu. Ma se viene imposta (o autoimposta) dalle leggi, dalle consuetudini, dalle regole religiose può portare alla repressione più o meno volontaria, del desiderio sessuale, e reprimere il desiderio causa disastri. Può sembrare strano, ma anche la volontà di mantenere unita una coppia può portare alla perversione. Per praticare il tantrismo occorre svincolarsi da ogni genere di pregiudizio, morale ed estetico, alla ricerca dell'innocenza originaria.
Teoricamente ogni pratica che provoca "l'effervescenza dei sensi", può trasformarsi in una "tecnica operativa". L'orgia, l'uso di droghe o la visione di un tramonto per un tantrico sono strumenti con la medesima funzione e la medesima "dignità", ma per essere in grado di utilizzare lo tecnica operativa "orgia" o la tecnica operativa "droga" occorre essere veramente liberi dai condizionamenti, dai vincoli, dai pregiudizi. In caso contrario lo strumento di liberazione si trasformerà automaticamente in strumento di dannazione.
Facciamo adesso l'esempio di una coppia di lunga data, in crisi per il calo del desiderio ( calo fisiologico direbbero i sessuologhi) che per risvegliare il fuoco sopito comincia ad usare dei sex toys, ad assumerei stimolanti chimici, a frequentare locali per scambisti ecc. ecc. e supponiamo (breve parentesi per eliminare ogni dubbio di eventuali pregiudizi morali ed estetici: a me personalmente, se uno/a prova piacere a farsi legare con delle funi e cospargere di sterco di capra non fa nè caldo né freddo e ritengo che tra adulti consenzienti ogni pratica che non provochi danni fisici a sé e agli altri sia lecita) che la "terapia" abbia successo e che i due si ritrovino felici e soddisfatti. Il matrimonio è salvo, ma le pratiche sessuali che hanno permesso di salvarlo non hanno niente a che vedere con lo Yoga e il tantra.
Le tecniche sessuali tantriche si basano, in fin dei conti, sull'alternarsi delle fasi di "assorbimento" (quando, espirando, l'uomo si fa assorbire dalla donna e la donna si fa assorbire dall'Universo) e di "emergenza" (quando, inspirando, l'uomo osserva la donna dall'esterno e la donna ascolta l'uomo dall'interno) che porta ad uno stato non ordinario di coscienza in cui tutte le percezioni vengono unificate nel tatto. Solo così si è in grado di percepire la CAREZZA DIVINA (kundalini) e di indirizzarla nel canale mediano del corpo.
La ricerca e l'uso di oggetti, sostanze chimiche, situazioni "piccanti" allo scopo di rinnovare il desiderio rischia di mettere in secondo piano il partner rendendo protagonista del rapporto l'oggetto, la sostanza chimica o la situazione piccante e risvegliando il principale nemico della pratica tantrica: la mente immaginativa.
Nella nostra società c'è una specie di mitizzazione della fantasia, vista come positiva capacità creativa. Per ciò che riguarda il sesso poi la fantasia erotica è considerata quasi una necessatà vitale.
Nel sesso tantrico non c'è spazio per la fantasia. e nemmeno per i sex toys. L'attenzione deve essere rivolta al corpo del partner, al suo respiro, al battito del suo cuore, ai gemiti che insorgono. Bisogna utilizzare la visualizzazione, magari, la vista interiore, ma mai la fantasia.
Non si rende omaggio ad una divinità lontana, che ci guarda dall'alto di un paradiso inaccessibile, ma stringiamo le sue mani, anneghiamo nei suoi occhi, sfioriamo le sue labbra sin quando non diventano le nostre mani, i nostri occhi, le nostre labbra: Sa'Ham, io sono Lei.
Lo yogin tantrico guarda alla yogini con venerazione. Il sesso deve essere un rito sacro e le grida degli amanti una preghiera. Ogni volta che un elemento esterno, un pensiero, un gesto inutilmente violento, minano la sacralità del rapporto, trasformando uno dei due in un oggetto sessuale, si perde l'opportunità di entrare nella Città di Dio.
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Post n°64 pubblicato il 02 Agosto 2013 da paoloproietti.rnk
La Grazia, nel tantrismo, viene avvertita come una "carezza divina".
La si percepisce un formicolio o vibrazione sottopelle. Una vibrazione
che diviene sempre più profonda e sottile man mano che, tramite gli
asana e la pratica della meditazione si sciolgono i blocchi psicofisici.
Le zone più sensibili sono clitoride e glande collegati direttamente ai
cakra superiori mediante il canale energetico chiamato vajra nadi.
Quando nel rapporto sessuale, la stimolazione di clitoride e glande diviene fastidiosa o dolorosa, come accade spesso dopo l'orgasmo, significa che l'energia del desiderio (che è sempre e comunque kundalini) è risalita fino al cakra dell'ombelico per poi ridiscendere alla zona genitale. E' questo, per così dire, il percorso ordinario, naturale, di Kundalini.
Ogni volta che i sensi "ENTRANO IN EFFERVESCENZA", a causa dell'eccitazione, non solo sessuale, Kundalini viene risvegliata e sale al cakra dell'ombelico, ma se il corpo non è addestrato mediante la pratica Yoga, la dea in forma di serpente tende a ridiscendere verso il basso e a riassopirsi. Lo scopo degli esercizi psicofisici tantrici non è tanto quello di ridestare la "Dea " (presente come energia potenziale in tutti gli elementi della materia), ma di sciogliere i nodi (Granthi) che ne impediscono la “risalita” ai "piani alti".
Il primo nodo o blocco è detto Brahma Granthi e viene, spesso, localizzato proprio nella zona del glande (negli uomini) e del clitoride (nelle donne). Teoricamente è il nodo delle energie fisiche, riferito alla lettera A dell'AUM e alla coscienza di veglia. Anatomicamente corrisponde alla zona compresa tra l'ombelico e il pavimento pelvico. Per lo Hatha Yoga è il nodo che lega i primi tre cakra.
A
propositi di cakra: su internet e sulla miriadi di libri in commercio
si legge di tutto e di più e, spesso, chi ne scrive dà l'idea di non
sapere cosa siano e di quale sia la loro funzione nelle pratiche
yogiche.
La balla più comune riguarda la cosiddetta CHIUSURA dei cakra. Si fanno addirittura dei corsi in cui si insegna ad APRIRLI nei modi più bizzarri.
IN REALTA' SE I CAKRA NON FOSSERO APERTI SAREMMO CADAVERI.
Un'altra credenza fantasiosa riguarda l'appartenenza dei cakra ad una qualche dimensione superiore, ad una realtà parallela o alla sfera metafisica: ciò che chiamiamo corpo, nello Yoga, è l'insieme di CORPO (materia cioè carne, ossa, sangue ecc.), PAROLA (processi fisiologici ovvero respirazione, digestione ecc.), MENTE (capacità di pensare, percepire, elaborare le percezioni ecc. ) se sostituiamo a Corpo/Parola/Mente le parole Materia, Energia e Coscienza riconosceremo questa triplice partizione in tutte le cose esistenti, dall'universo alla singola cellula.
La cosiddetta illuminazione consiste nella comprensione/realizzazione dell'identità fondamentale tra materia, energia e coscienza, percepite come un unico flusso o Potenza che nel tantrismo è detto kundalini, o Shakti o Dea.
Ogni fenomeno, secondo lo Yoga, per esistere deve essere "GODIBILE".In
termini vedantici potremmo parlare di ASTI (esistenza), BHATI (Luce
interiore) e PRIYAM (necessità/godimento). Un oggetto che non è
conoscibile e di cui non si può godere, semplicemente NON ESISTE.
In altre parole per lo yoga non c'è nessuna differenza sostanziale tra sfera fisica, psichica o mentale: ogni simbolo, pensiero o emozione ha una sua corrispondenza visibile e tangibile.
Se non l'avesse NON ESISTEREBBE.
I cakra sono una realtà fisica, e sono localizzati nel corpo con estrema precisione. Ogni centro dista dal successivo e dal precedente 12 dita, tre palmi sovrapposti. A partire dal primo, corrispondente al perineo, ad una distanza corrispondente a tre palmi sovrapposti troviamo la base dei genitali, poi l'ombelico, quindi, il cuore, la gola, il punto tra le sopracciglia, la fontanella.
Ogni cakra è formato da un centro (pericarpo) individuabile con il canale centrale della colonna vertebrale e da una serie di canali (nadi) rappresentati come petali, ma che in realtà sono dei tubicini nei quali scorrono energie a diverse frequenze,indicate dalle diverse sillabe dell'alfabeto sanscrito.
Ogni centro poi, emette ("riflette"....) un certo numero di raggi (Marici o radianze) che potremmo definire RAGGI DELLA CREAZIONE
. In totale avremo, escludendo il cakra della fontanella, 50 petali (nadi fondamentali) e 360 raggi corrispondenti ai 360° dell'eclittica (la sfera immaginaria sulla quale sono disposte le stelle fisse), come a dire che il sistema solare e l'universo intero, sono riflessi all'interno del corpo.
Nei petali (nadi)
di sinistra scorre l'insieme di energie dette LUNARI (kundalini di
Luna) e in quella di destra le energie dette SOLARI (kundalini di sole).
La vita dell'essere umano è scandita dai ritmi di queste energie così come la vita della terra è scandita dall'alternarsi dei cicli di sole e luna.
L'ascesa di kundalini consiste nell'unificarsi delle energie solari e lunari in un unico flusso (kundalini di fuoco) che scorre sulla via mediana (sushumna) anziché nelle nadi laterali.
Per
cominciare a comprendere le tecniche sessuali tantriche sarà bene
considerare la circolazione delle energie sottili per quello che è, un processo fisico,
sperimentabile da chiunque, lasciando da parte le bizzarrie New Age,
l'elitarismo di certe sette e il nichilismo di alcune scuole induiste e
buddiste, che vedono il corpo come un inutile orpello, un sacco pieno
di sangue, urina e feci.
Iil corpo umano è un recipiente, un vaso, nel quale circola l'energia, visto che l'Energia è quella della Creazione e che la capacità creativa è una delle potenze di DIO (ISHA) non ci vuole molto a riconoscere il corpo come IL TEMPIO DI DIO.
In questo tempio ci sono dieci porte, o meglio dieci valvole, attraverso le quali il flusso di energia penetra all'interno o esce all'esterno. Nove sono gli orifizi del corpo: due occhi, due orecchie, due narici, la bocca, l'ano e il sesso.
La decima valvola è la porta segreta, invisibile dall'esterno, ed ha la funzione di mettere in collegamento la testa con il bacino attraverso la cosiddetta “VIA MEDIANA”.
Di solito questa valvola resta chiusa fino al momento della morte, quando i soffi vitali si dirigono verso l'alto, verso il loto dai mille petali, ma con lo hatha yoga si tenta di aprire la “porta segreta” prima del decesso( N.B. nel caso degli uomini l'energia va condotta al punto delle sopracciglia e da lì alla fontanella, mentre nelle donne invece deve essere portata al cuore).
Il secondo passo sarà quello di stabilizzare le energie, di farle"sentire a casa" per impedir loro di ridiscendere.
Infine le si condurranno volontariamente verso il basso.
In questa ridiscesa volontaria,nella quale si ripete il processo creativo che ha dato origine al nostro corpo, si assiste ad una vera e propria seconda nascita legata, secondo i testi tantrici, alla trasformazione del corpo fisico, alla rigenerazione delle cellule all'insorgere dipoteri psichici ecc. ecc.
Tra gli strumenti a disposizione dello yogin le tecniche sessuali sono il più potente e, insieme alle droghe, il più pericoloso. Il desiderio sessuale, cui è collegata la possibilità di perpetuare la vita umana sulla terra, è energia creativa allo stato puro. Se la si vuole utilizzare per aprire la porta segreta (la via mediana) occorre utilizzarla con molta cautela.
Quando
la pressione interba aumenta si apre la valvola sul coperchio ("valvola
di esercizio") e, accompagnata da un suono acuto, esce una colonna di
vapore.
Nella nostra banale metafora l'emissione del vapore corrisponde all'emissione dello sperma, ovvero alla conclusione del rapporto e alla fine del desiderio. Se la valvola posta sul coperchio della pentola a pressione fosse otturata la pentola si trasformerebbe in una bomba. E' per questo che i costruttori hanno inserito una valvola di sicurezza, un diaframma che esplode quando la pressione interna diviene eccessiva.
Anche nel corpo maschile, per il tantra, ci sono due valvole, poste alla base del pene. La prima, corrispondente più o meno ai primi tre petali dello svadhistana cakra, si apre per far uscire lo sperma quando, durante il rapporto sessuale, la temperatura interna supera i 39° (è divertente notare che all'interno di questi tre petali sono iscritte le sillabe BA, BHA e MA combinando le quali si ottengono le parole sanscrite corrispondenti a babbo e a mamma).
La seconda valvola è invece rappresentata dagli altri tre petali dello svadhistana cakra, contrassegnati dalle sillabe YAM, RAM e LAM, ovvero i bija mantra dei cakra del cuore, dell'ombelico e del perineo, posti sul canale mediano.
Alcuni ritengono che per aprire la “valvola di sicurezza” sia sufficiente arrestare meccanicamente il flusso di sperma, strizzando la base del pene o il perineo, o raffreddando i testicoli con del ghiaccio, in realtà ciò che deve risalire nel canale mediano non è lo sperma, ma la vibrazione del desiderio. Gli unici effetti che si possono ottenere arrestando meccanicamente l'emissione di sperma sono dei danni alla prostata ed una vaga sensazione di forza e potenza dovuta in gran parte a fattori psicologici e, in minima parte, all'eccesso di testosterone in circolazione nel corpo.
Il lavoro necessario per aprire la “porta segreta” è molto più sottile e delicato di quanto si possa pensare. La dinamica eccitazione - penetrazione - emissione di sperma corrisponde ad un processo fisiologico, naturale, finalizzato al mantenimento della specie umana. Le pratiche sessuali tantriche si basano invece sull'inversione del processo naturale e la conoscenza necessaria per attuare questa “'inversione dell'acqua e del fuoco” non è cosa che si possa imparare in poco tempo affidandosi a letture approssimative o all'istinto.
L'uomo e la donna sono dotati di caratteristiche opposte e complementari. I canali sottili (nadi)dell'uomo sono stretti e rigidi e la maggior parte dell'energia che vi circola, che possiamo definire OJAS (termine che si può tradurre con vitalità o forza) tende naturalmente verso l'esterno. I canali sottili della donna sono invece morbidi ed ampi e l'energia che vi circola e che possiamo definire genericamente PRANA, tende all'interiorizzazione.
Per
cercare di capire cosa significhi possiamo provare ad osservare
l'istintivo armonizzarsi dei respiri e dei gemiti durante il rspporto
sessuale: l'uomo tende ad inspirare quando il pene esce dalla vagina e
ad espirare ed emettere suoni nella fase di penetrazione. La donna, all'inverso, espira e geme, in linea di massima, nella fase di “vuoto”. Se
si considera la respirazione come una modalità di comunicazione la fase
inspiratoria corrisponderà all'ASCOLTO e la fase espiratoria
all'ESPRESSIONE.
L'uomo esprime la propria interiorità, ovvero conduce le energie dal centro all'esterno, durante le fasi di pieno (penetrazione).
La donna all'inverso esprime la propria interiorità durante le fasi di vuoto.
Chi volesse addentrarsi nella via del tantrismo sessuale dovrebbe innanzitutto dedicarsi all'osservazione di questa tendenza, opposta e complementare, e all'analisi delle sue implicazioni , sia filosofiche che fisiche.
Continua.......
Quando nel rapporto sessuale, la stimolazione di clitoride e glande diviene fastidiosa o dolorosa, come accade spesso dopo l'orgasmo, significa che l'energia del desiderio (che è sempre e comunque kundalini) è risalita fino al cakra dell'ombelico per poi ridiscendere alla zona genitale. E' questo, per così dire, il percorso ordinario, naturale, di Kundalini.
Ogni volta che i sensi "ENTRANO IN EFFERVESCENZA", a causa dell'eccitazione, non solo sessuale, Kundalini viene risvegliata e sale al cakra dell'ombelico, ma se il corpo non è addestrato mediante la pratica Yoga, la dea in forma di serpente tende a ridiscendere verso il basso e a riassopirsi. Lo scopo degli esercizi psicofisici tantrici non è tanto quello di ridestare la "Dea " (presente come energia potenziale in tutti gli elementi della materia), ma di sciogliere i nodi (Granthi) che ne impediscono la “risalita” ai "piani alti".
Il primo nodo o blocco è detto Brahma Granthi e viene, spesso, localizzato proprio nella zona del glande (negli uomini) e del clitoride (nelle donne). Teoricamente è il nodo delle energie fisiche, riferito alla lettera A dell'AUM e alla coscienza di veglia. Anatomicamente corrisponde alla zona compresa tra l'ombelico e il pavimento pelvico. Per lo Hatha Yoga è il nodo che lega i primi tre cakra.
La balla più comune riguarda la cosiddetta CHIUSURA dei cakra. Si fanno addirittura dei corsi in cui si insegna ad APRIRLI nei modi più bizzarri.
IN REALTA' SE I CAKRA NON FOSSERO APERTI SAREMMO CADAVERI.
Un'altra credenza fantasiosa riguarda l'appartenenza dei cakra ad una qualche dimensione superiore, ad una realtà parallela o alla sfera metafisica: ciò che chiamiamo corpo, nello Yoga, è l'insieme di CORPO (materia cioè carne, ossa, sangue ecc.), PAROLA (processi fisiologici ovvero respirazione, digestione ecc.), MENTE (capacità di pensare, percepire, elaborare le percezioni ecc. ) se sostituiamo a Corpo/Parola/Mente le parole Materia, Energia e Coscienza riconosceremo questa triplice partizione in tutte le cose esistenti, dall'universo alla singola cellula.
La cosiddetta illuminazione consiste nella comprensione/realizzazione dell'identità fondamentale tra materia, energia e coscienza, percepite come un unico flusso o Potenza che nel tantrismo è detto kundalini, o Shakti o Dea.
In altre parole per lo yoga non c'è nessuna differenza sostanziale tra sfera fisica, psichica o mentale: ogni simbolo, pensiero o emozione ha una sua corrispondenza visibile e tangibile.
Se non l'avesse NON ESISTEREBBE.
I cakra sono una realtà fisica, e sono localizzati nel corpo con estrema precisione. Ogni centro dista dal successivo e dal precedente 12 dita, tre palmi sovrapposti. A partire dal primo, corrispondente al perineo, ad una distanza corrispondente a tre palmi sovrapposti troviamo la base dei genitali, poi l'ombelico, quindi, il cuore, la gola, il punto tra le sopracciglia, la fontanella.
Ogni cakra è formato da un centro (pericarpo) individuabile con il canale centrale della colonna vertebrale e da una serie di canali (nadi) rappresentati come petali, ma che in realtà sono dei tubicini nei quali scorrono energie a diverse frequenze,indicate dalle diverse sillabe dell'alfabeto sanscrito.
Ogni centro poi, emette ("riflette"....) un certo numero di raggi (Marici o radianze) che potremmo definire RAGGI DELLA CREAZIONE
. In totale avremo, escludendo il cakra della fontanella, 50 petali (nadi fondamentali) e 360 raggi corrispondenti ai 360° dell'eclittica (la sfera immaginaria sulla quale sono disposte le stelle fisse), come a dire che il sistema solare e l'universo intero, sono riflessi all'interno del corpo.
La vita dell'essere umano è scandita dai ritmi di queste energie così come la vita della terra è scandita dall'alternarsi dei cicli di sole e luna.
L'ascesa di kundalini consiste nell'unificarsi delle energie solari e lunari in un unico flusso (kundalini di fuoco) che scorre sulla via mediana (sushumna) anziché nelle nadi laterali.
Iil corpo umano è un recipiente, un vaso, nel quale circola l'energia, visto che l'Energia è quella della Creazione e che la capacità creativa è una delle potenze di DIO (ISHA) non ci vuole molto a riconoscere il corpo come IL TEMPIO DI DIO.
In questo tempio ci sono dieci porte, o meglio dieci valvole, attraverso le quali il flusso di energia penetra all'interno o esce all'esterno. Nove sono gli orifizi del corpo: due occhi, due orecchie, due narici, la bocca, l'ano e il sesso.
La decima valvola è la porta segreta, invisibile dall'esterno, ed ha la funzione di mettere in collegamento la testa con il bacino attraverso la cosiddetta “VIA MEDIANA”.
Di solito questa valvola resta chiusa fino al momento della morte, quando i soffi vitali si dirigono verso l'alto, verso il loto dai mille petali, ma con lo hatha yoga si tenta di aprire la “porta segreta” prima del decesso( N.B. nel caso degli uomini l'energia va condotta al punto delle sopracciglia e da lì alla fontanella, mentre nelle donne invece deve essere portata al cuore).
Il secondo passo sarà quello di stabilizzare le energie, di farle"sentire a casa" per impedir loro di ridiscendere.
Infine le si condurranno volontariamente verso il basso.
In questa ridiscesa volontaria,nella quale si ripete il processo creativo che ha dato origine al nostro corpo, si assiste ad una vera e propria seconda nascita legata, secondo i testi tantrici, alla trasformazione del corpo fisico, alla rigenerazione delle cellule all'insorgere dipoteri psichici ecc. ecc.
Tra gli strumenti a disposizione dello yogin le tecniche sessuali sono il più potente e, insieme alle droghe, il più pericoloso. Il desiderio sessuale, cui è collegata la possibilità di perpetuare la vita umana sulla terra, è energia creativa allo stato puro. Se la si vuole utilizzare per aprire la porta segreta (la via mediana) occorre utilizzarla con molta cautela.
***
Immaginiamo che il ventre e il bacino siano una pentola a pressione piena d'acqua. Il desiderio sessuale è la scintilla con cui accendo il gas. Le
carezze, i baci, lo sfregamento dei corpi e, in seguito, i movimenti
sempre più rapidi della penetrazione sono il fuoco che aumenta la
temperatura e, quindi, accelera il movimento delle molecole d'acqua
nella pentale. Più sale la temperatura e più aumenta la turbolenza delle
molecole d'acqua che trasformandosi in vapore aumentano la pressione
interna della pentola.Nella nostra banale metafora l'emissione del vapore corrisponde all'emissione dello sperma, ovvero alla conclusione del rapporto e alla fine del desiderio. Se la valvola posta sul coperchio della pentola a pressione fosse otturata la pentola si trasformerebbe in una bomba. E' per questo che i costruttori hanno inserito una valvola di sicurezza, un diaframma che esplode quando la pressione interna diviene eccessiva.
Anche nel corpo maschile, per il tantra, ci sono due valvole, poste alla base del pene. La prima, corrispondente più o meno ai primi tre petali dello svadhistana cakra, si apre per far uscire lo sperma quando, durante il rapporto sessuale, la temperatura interna supera i 39° (è divertente notare che all'interno di questi tre petali sono iscritte le sillabe BA, BHA e MA combinando le quali si ottengono le parole sanscrite corrispondenti a babbo e a mamma).
Alcuni ritengono che per aprire la “valvola di sicurezza” sia sufficiente arrestare meccanicamente il flusso di sperma, strizzando la base del pene o il perineo, o raffreddando i testicoli con del ghiaccio, in realtà ciò che deve risalire nel canale mediano non è lo sperma, ma la vibrazione del desiderio. Gli unici effetti che si possono ottenere arrestando meccanicamente l'emissione di sperma sono dei danni alla prostata ed una vaga sensazione di forza e potenza dovuta in gran parte a fattori psicologici e, in minima parte, all'eccesso di testosterone in circolazione nel corpo.
Il lavoro necessario per aprire la “porta segreta” è molto più sottile e delicato di quanto si possa pensare. La dinamica eccitazione - penetrazione - emissione di sperma corrisponde ad un processo fisiologico, naturale, finalizzato al mantenimento della specie umana. Le pratiche sessuali tantriche si basano invece sull'inversione del processo naturale e la conoscenza necessaria per attuare questa “'inversione dell'acqua e del fuoco” non è cosa che si possa imparare in poco tempo affidandosi a letture approssimative o all'istinto.
L'uomo e la donna sono dotati di caratteristiche opposte e complementari. I canali sottili (nadi)dell'uomo sono stretti e rigidi e la maggior parte dell'energia che vi circola, che possiamo definire OJAS (termine che si può tradurre con vitalità o forza) tende naturalmente verso l'esterno. I canali sottili della donna sono invece morbidi ed ampi e l'energia che vi circola e che possiamo definire genericamente PRANA, tende all'interiorizzazione.
L'uomo esprime la propria interiorità, ovvero conduce le energie dal centro all'esterno, durante le fasi di pieno (penetrazione).
La donna all'inverso esprime la propria interiorità durante le fasi di vuoto.
Chi volesse addentrarsi nella via del tantrismo sessuale dovrebbe innanzitutto dedicarsi all'osservazione di questa tendenza, opposta e complementare, e all'analisi delle sue implicazioni , sia filosofiche che fisiche.
Continua.......
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Post n°63 pubblicato il 03 Luglio 2013 da paoloproietti.rnk
"Ciò
che è celebrato come fonte del flusso universale che spande la felicità
è chiamato organo genitale, ma ha per essenza la via mediana"
(Jayaratha - Tantralokaviveka vol. III, pag. 430, citato da Lilian Silburn in "La kundalini o l'energia del profondo")
Nelle pratiche sessuali tantriche l'accento è posto, ovviamente e senza possibilità di dubbio, sugli organi genitali (upastha), definiti vajra (diamante) e padma (loto).
In tutte o quasi le immagini tantriche il pene e la vagina sono posti
in grande evidenza, ma bisogna considerare che si tratta di organi
sessuali "sacralizzati" o "divinizzati". Scrive Abhinavagupta (Tantraloka V, 122)
"L'insieme degli organi divinizzati risiede senza sforzo in questo regno pieno di felicità, quello di una coscienza perpetuamente emergente"
Il turgore degli organi è l'aspetto visibile di vīryā, energia sessuale ed è sacro di per sè, perchè vīryā è una forma della Dea, ma ovviamente non basta avere il sesso turgido per essere un tantrico! Il vero Yogin è colui che, colmo di questa potenza e, liberato dai vincoli (ovvero le cause di "contrazione") vive ogni esperienza immerso nel flusso di piacere che si trasforma (sto citando ancora Abhinavagupta - Paratrisikavivarana 47-49) "in una intensa presa di coscienza il cui atto vibrante (spanda) sfugge ai limiti spaziali e temporali".Accrescere la propria energia sessuale significa, nel tantra, accrescere la capacità di vivere pienamente fino a raggiungere lo stato della felicità senza limiti definito sahaja, o stato naturale.
Il
quieto stupore, il trasporto misurato degli amanti indiani vuole
rappresentare non l'assenza di passione, ma l'effervescenza sottile
della potenza sessuale quando la si usa per espandere gli organi
sensoriali e, quindi la coscienza. Effervescenza, espansione, rapimento, meraviglia
sono trai termini più usati nei testi. In apparenza sono parole che
fanno a pugni con l'idea che abbiamo dello yogin, tutto assorbito in se
stesso e occupato ad ottenere il distacco dai sensi, ma per il tantrico
il distacco non è distacco dall'oggetto percepito, ma dal desiderio di
quell'oggetto, il che ovviamente non significa essere distaccati
dall'amante o dell'atto d'amore. Cogliere "la potenza virile nell'atto di zampillare"
ad esempio non significare impedire l'emissione dello sperma senza
tener conto dei bisogni della nostra partner, come credono in molti.
Bloccare, arrestare, fermare sono parole che non compaiono nel
vocabolario del tantrismo, le cui tecniche si basano sulla leggerezza e
sulla dolcezza, sull'abbandono controllato (nel senso di cosciente) al
flusso del piacere.
Ciò
che va bloccato o interrotto non è il processo naturale
dell'eiaculazione, ma casomai, la dinamica NASCITA DEL DESIDERIO -
SODDISFAZIONE - MORTE DEL DESIDERIO.
La ricerca compulsiva di un oggetto di piacere per soddisfare i propri desideri e la repressione dei desideri sono entrambe dei vincoli, delle catene che rendono l'essere umano schiavo. La percezione dell'effervescenza dell'energia sessuale che può produrre ciò che viene chiamato IL RUGGITO DELLO YOGIN può nascere solo dalla libertà. Il tantrico non ricerca il piacere, ma ne viene sorpreso. con l'animo dell fanciullo , o dell'artista, scopre la bellezza di un suono, di un colore, del volo di un gabbiano in maniera TATTILE e se ne stupisce. Questa specie di sinestia e il divertito distacco che la accompagna sono trai sintomi dell'ascesa di kundalini. Il suono dei cembali durante la meditazione o una pietanza gustosa vengono "sentiti" come una carezza o un soffio di vento.
Probabilmente
la danza e i corpi dei danzatori sono così frequenti nelle
rappresentazioni pittoriche, nelle sculture e nella simbologia tantriche
perchè rendono visibile l'invisibile, quella carezza divina che sfiora
il corpo e il cuore dello yogin nello stato di ananda, in ogni momento
della sua esistenza. Paradossalmente l'espansione dei sensi causata
dall'accumulo di energia sessuale porta all'assorbimento nel sé. La
diversa "qualità" degli stimoli sensoriali, permette di penetrarne
l'essenza dell'oggetto che li provoca favorendo l'identificazione dello
yogin con la percezione (azione del godere) e con l'oggetto percepito
(oggetto di godimento): è questo ciò che viene definito Samadhi.
-contrinua....
(Jayaratha - Tantralokaviveka vol. III, pag. 430, citato da Lilian Silburn in "La kundalini o l'energia del profondo")
"L'insieme degli organi divinizzati risiede senza sforzo in questo regno pieno di felicità, quello di una coscienza perpetuamente emergente"
Il turgore degli organi è l'aspetto visibile di vīryā, energia sessuale ed è sacro di per sè, perchè vīryā è una forma della Dea, ma ovviamente non basta avere il sesso turgido per essere un tantrico! Il vero Yogin è colui che, colmo di questa potenza e, liberato dai vincoli (ovvero le cause di "contrazione") vive ogni esperienza immerso nel flusso di piacere che si trasforma (sto citando ancora Abhinavagupta - Paratrisikavivarana 47-49) "in una intensa presa di coscienza il cui atto vibrante (spanda) sfugge ai limiti spaziali e temporali".Accrescere la propria energia sessuale significa, nel tantra, accrescere la capacità di vivere pienamente fino a raggiungere lo stato della felicità senza limiti definito sahaja, o stato naturale.
***
Scrive ancora Abhinavaagupta, tradotto dalla Silburn (Paratrisikavivarana 49,50) "Mancare di virilità significa mancare di vita, mancare della capacità di meravigliarsi [caratteristica] dell'essere dotato di cuore (sahṛdaya che significa "sensibile" "empatico", "di buon cuore"),
immerso nel fervore e la cui potenza virile è in effervescenza, perchè
solo il cuore che fortifica questa potenza è capace di meraviglia"La ricerca compulsiva di un oggetto di piacere per soddisfare i propri desideri e la repressione dei desideri sono entrambe dei vincoli, delle catene che rendono l'essere umano schiavo. La percezione dell'effervescenza dell'energia sessuale che può produrre ciò che viene chiamato IL RUGGITO DELLO YOGIN può nascere solo dalla libertà. Il tantrico non ricerca il piacere, ma ne viene sorpreso. con l'animo dell fanciullo , o dell'artista, scopre la bellezza di un suono, di un colore, del volo di un gabbiano in maniera TATTILE e se ne stupisce. Questa specie di sinestia e il divertito distacco che la accompagna sono trai sintomi dell'ascesa di kundalini. Il suono dei cembali durante la meditazione o una pietanza gustosa vengono "sentiti" come una carezza o un soffio di vento.
-contrinua....
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Post n°62 pubblicato il 02 Luglio 2013 da paoloproietti.rnk
Gli
organi della vista, dell'udito, del gusto e dell'olfatto risiedono in
modo sottile nella terra e negli altri elementi che appartengono a
livelli di realtà inferiori, e il più elevato non va al di là dello
stadio dell'illusione (māyātattva), mentre il tatto risiede al livello superiore dell'energia, in quanto sensazione sottile ineffabile a cui lo yogin aspira senza sosta; questo contatto sfocia infatti in una coscienza identica al puro firmamento, che brilla di luce propria.
Abhinavagupta - Tantraloka XI, 29-33
Il tatto, per i tantrici, è il principe dei sensi
. Tutte le pratiche si basano sul "sentire", ovvero sul percepire il
flusso di energie sottili, dove sottile va inteso nel senso letterale
del termine: il flusso che scorre nei canali energetici (rappresentati
graficamente come i petali dei cakra) viene descritto nei testi come
"più sottile di un capello".
La sensibilità necessaria per le pratiche tantriche è quella, febbrile, della madre che avverte con i capezzoli il bisogno di latte del bambino prima ancora di udirne il pianto. Una sensibilità che è legata alla dolcezza, alla leggerezza, all'ascolto interiore. Tutto ciò che invece è connesso al possesso, alla brama di potere, all'invidia, alla gelosia diviene un'ostacolo perchè crea quella che Abhinavagupta definisce "rugosità" (vedi Tantraloka XXVIII). La rugosità è sinonimo di contrazione, di blocchi che impediscono la libera espansione della coscienza. I due amanti devono essere disposti ad annullarsi l'uno nell'altro fino a fondersi in ciò che è definito kramamudrā, un termine tecnico che sta ad indicare l'insorgere di una vibrazione non volontaria dei corpi, il ritmo, alternato nell'uomo e nella donna, dell'assorbimento e dell'emergenza della coscienza di cui la penetrazione è una rappresentazione sul piano grossolano.
Kramamudrā è
una specie di danza dei ventri una vibrazione sottile che parte
dall'ombelico (il muscolo puboccogigeo più probabilmente) e mette in
moto tutto l'asse dei diaframmi corporei ( pelvico, urogenitale,
toracico, gola, palato molle), ed è il sintomo della risalita di kuṇḍalinī.
Non si può imitare e non si può ricercare volontariamente: deve
insorgere (parola che ricorre spesso nei testi) naturalmente, così come
insorgono i gesti e i sospiri di piacere degli amanti. Detto così sembra
facile, il problema nasce dalle strutture mentali degli occidentali che
nella maggior parte dei casi, sono incapaci di liberarsi dai vincoli
morali e culturali affidandosi completamente al sentire e al godere.
La sensazione della risalita di kuṇḍalinī nelle pratiche sessuali è così sottile, dolce che basta un pensiero tra virgolette "negativo" per far "ridiscendere l'energia.
La frase FAR RIDISCENDERE L'ENERGIA non è una metafora. Ecco un altro problema degli occidentali: spesso l'approccio con lo yoga è viziato dalle due tendenze eguali e di senso contrario, della devozione e della speculazione filosofica. L'approccio devozionale, per come lo intendo io, è quello che ti fa accettare per vere senza muovere un ciglio, le spiegazioni più assurde di tecniche e fenomeni. Per approccio filosofico intendo invece l'abitudine a interpretare i simboli e le immagini come metafore di qualcosa d'altro altrimenti inesprimibile. Bisogna tener conto che il tantra è un qualcosa di eminentemente pratico, basato sull'esperienza. Se si parla di un cakra, ad esempio vishuddha cakra
bisogna
vederlo come una tavola anatomica e non come il simbolo di chissà
quale verità metafisica. Ogni petalo indica una nadi ovvero un canale
energetico, sottile come un capello, attraverso il quale si muovono le
energie che SONO SEMPRE E COMUNQUE kuṇḍalinī, e le
lettere iscritte nei petali ci danno la frequenza delle energie che
scorrono in quelle nadi. Il triangolo centrale ha una precisa
corrispondenza sia nella fisiologia sottile (proiezione del KAMAKALA)
sia nell'anatomia occidentale (ugola), il pericarpo (centro) è una
sezione della VIA MEDIANA (interno della colonna), la sillaba che è
iscritta al centro (haṃ nel caso del cakra
della gola) sta ad indicare la frequenza che "attiva" le energie dei
singoli petali. Da ogni loto poi emanano i marīci o raggi luminosi.
Se le sillabe iscritte nei petali rappresentano le NOTE FONDAMENTALI della manifestazione, i marīci identificati a seconda delle scuole con una serie di divinità o con i "muni", combinandosi tra loro danno vita a tutte le possibili varianti dell'esistenza sia universale che individuale. La conoscenza dei marīci è fondamentale per il lavoro su lle energie sottili e per la comprensione dell'identità tra microcosmo e macrocosmo.
Sono 360 come i gradi dell'ECLITTICA e i giorni dell'anno lunare e sono divisi in questo modo:
FUOCO - 118 RAGGI:
mūlādhāra 56 raggi,
svadhiṣṭhāna 62 raggi.
SOLE - 106 RAGGI:
maṇipūra 52 raggi,
anāhata 54 raggi.
LUNA - 136 RAGGI:
viśuddha 72 raggi,
ājñā 64 raggi.
I 360 marīci sono i raggi irradiati dalle Dea, e danno vita alle stagioni, agli stadi della vita, alle emozioni, i pensieri ecc. ecc..
E marīci è anche il nome della Dea Durga nell'atto di irradiare la manifestazione.
I tibetani la chiamano Ozer Chenma (Regina di luce) ovvero TARA
Nello stato tra virgolette "normale" dell'essere umano, la RADIANZA della Dea in forma di marīci si
disperde in tutte le attività di "CORPO/PAROLA/MENTE" , ma quando si
scatena il desiderio sessuale i raggi si dirigono verso la "RUOTA
CENTRALE", il cakra dell'ombelico, i cui dieci petali rappresentano i
canali in cui scorrono i dieci "soffi vitali" fondamentali.
Il calore legato all'accendersi del desiderio così come il rossore delle guance, il turgore delle labbra, la maggior morbidezza della pelle e delle articolazioni, sono gli effetti della concentrazione delle energie "radianti" nel maṇipūra cakra.
E'
KUNDALINI che viene risvegliata dalla forza del desiderio. Le energie
tendono a ridiscendere verso i cakra inferiori per dar luogo all'unione
sessuale e all'emissione, l'orgasmo, che rappresenta un momento di
"assorbimento" (samadhi) di uno o di entrambi gli amanti. Anche nel caso
di rapporti ripetuti e del rinnovarsi del desiderio, il rapporto
sessuale segue sempre la stessa dinamica: eccitazione (sguardi, carezze,
baci....)/cambio della percezione /penetrazione/emissione.
Può accadere, a volte di percepire un'attimo prima dell'orgasmo, una specie di lampo, una luce CHIARA, come la definiscono i buddisti, e questa chiara luce è la visione della radianza della dea. Per un istante gli amanti, o uno dei due, si immergono completamente in quella luce e nel suono che accompagna l'emissione (rappresentati nel tantra dalla sillaba aḥ ) perdendo il senso del tempo, dello spazio e dell'individualità. ma si tratta appunto di un istante: kuṇḍalinī, si risveglia, attiva tutti gli organi del corpo e quindi ridiscende per assopirsi nuovamente dopo l'emissione, detta dai Tantrici "VELENO". Il lavoro che si compie nel tantrismo sessuale è quello di mantenere l'attenzione nello spazio tra la nascita del desiderio e il Veleno, aumentando progressivamente l'eccitazione di kuṇḍalinī mediante processi definiti di FRIZIONE ed EFFERVESCENZA, fino ad alimentare sempre di più le energie delle dieci nadi del cakra dell'ombelico.
Ad
un certo punto, nell'alternarsi di eccitazione/assorbimento nell'altro e
riposo/assorbimento in sé, l'energia accumulata nella "RUOTA CENTRALE" è
così potente da far "drizzare kuṇḍalinī (che prima di allora si muoveva a spirale) come un bastone". I
venti o soffi vitali dell'ombelico assumono quindi il ruolo di
"PORTATORI DI BASTONE" e vengono rappresentati pittoricamente come due
servi intenti a far vento ai due amanti o alla Dea o al Tridente:
Le
tecniche tantriche finalizzate a trasformare il rapporto sessuale
nell'unione mistica con la divinità, cominciano con l'apprendere l'arte
di raccogliere la "RADIANZA" della Dea nell'ombelico per permetterne la
risalita. Questa prima fase è finalizzata alla trasformazione e al
reindirizzamente dell'energia vitale, detta ojas ed
alla sua utilizzazione consapevole da parte di entrambi gli amanti per
raggiungere uno stato che potremmo definire di samadhi vigile, o samadhi
stabilizzato.
-fine seconda parte. Continua.....
Abhinavagupta - Tantraloka XI, 29-33
La sensibilità necessaria per le pratiche tantriche è quella, febbrile, della madre che avverte con i capezzoli il bisogno di latte del bambino prima ancora di udirne il pianto. Una sensibilità che è legata alla dolcezza, alla leggerezza, all'ascolto interiore. Tutto ciò che invece è connesso al possesso, alla brama di potere, all'invidia, alla gelosia diviene un'ostacolo perchè crea quella che Abhinavagupta definisce "rugosità" (vedi Tantraloka XXVIII). La rugosità è sinonimo di contrazione, di blocchi che impediscono la libera espansione della coscienza. I due amanti devono essere disposti ad annullarsi l'uno nell'altro fino a fondersi in ciò che è definito kramamudrā, un termine tecnico che sta ad indicare l'insorgere di una vibrazione non volontaria dei corpi, il ritmo, alternato nell'uomo e nella donna, dell'assorbimento e dell'emergenza della coscienza di cui la penetrazione è una rappresentazione sul piano grossolano.
La frase FAR RIDISCENDERE L'ENERGIA non è una metafora. Ecco un altro problema degli occidentali: spesso l'approccio con lo yoga è viziato dalle due tendenze eguali e di senso contrario, della devozione e della speculazione filosofica. L'approccio devozionale, per come lo intendo io, è quello che ti fa accettare per vere senza muovere un ciglio, le spiegazioni più assurde di tecniche e fenomeni. Per approccio filosofico intendo invece l'abitudine a interpretare i simboli e le immagini come metafore di qualcosa d'altro altrimenti inesprimibile. Bisogna tener conto che il tantra è un qualcosa di eminentemente pratico, basato sull'esperienza. Se si parla di un cakra, ad esempio vishuddha cakra
Sono 360 come i gradi dell'ECLITTICA e i giorni dell'anno lunare e sono divisi in questo modo:
FUOCO - 118 RAGGI:
mūlādhāra 56 raggi,
svadhiṣṭhāna 62 raggi.
SOLE - 106 RAGGI:
maṇipūra 52 raggi,
anāhata 54 raggi.
LUNA - 136 RAGGI:
viśuddha 72 raggi,
ājñā 64 raggi.
I 360 marīci sono i raggi irradiati dalle Dea, e danno vita alle stagioni, agli stadi della vita, alle emozioni, i pensieri ecc. ecc..
E marīci è anche il nome della Dea Durga nell'atto di irradiare la manifestazione.
I tibetani la chiamano Ozer Chenma (Regina di luce) ovvero TARA
Il calore legato all'accendersi del desiderio così come il rossore delle guance, il turgore delle labbra, la maggior morbidezza della pelle e delle articolazioni, sono gli effetti della concentrazione delle energie "radianti" nel maṇipūra cakra.
Può accadere, a volte di percepire un'attimo prima dell'orgasmo, una specie di lampo, una luce CHIARA, come la definiscono i buddisti, e questa chiara luce è la visione della radianza della dea. Per un istante gli amanti, o uno dei due, si immergono completamente in quella luce e nel suono che accompagna l'emissione (rappresentati nel tantra dalla sillaba aḥ ) perdendo il senso del tempo, dello spazio e dell'individualità. ma si tratta appunto di un istante: kuṇḍalinī, si risveglia, attiva tutti gli organi del corpo e quindi ridiscende per assopirsi nuovamente dopo l'emissione, detta dai Tantrici "VELENO". Il lavoro che si compie nel tantrismo sessuale è quello di mantenere l'attenzione nello spazio tra la nascita del desiderio e il Veleno, aumentando progressivamente l'eccitazione di kuṇḍalinī mediante processi definiti di FRIZIONE ed EFFERVESCENZA, fino ad alimentare sempre di più le energie delle dieci nadi del cakra dell'ombelico.
-fine seconda parte. Continua.....
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Post n°61 pubblicato il 28 Giugno 2013 da paoloproietti.rnk
"Si scopra la felicità attraverso la frizione che unifica i sessi durante
il godimento reciproco e, grazie a essa, si riconosca l'essenza
incomparabile, sempre presente. Infatti, tutto ciò che entra da un
organo interno o esterno risiede sotto forma di coscienza o di soffio
nel regno della via mediana che, collegata essenzialmente al soffio
universale (anuprāṇanā), anima ogni parte del corpo. E ciò che viene chiamato ojas, vitalità, e che vivifica tutto il corpo"
Abhinavagupta - Parātrīśikāvivaraṇa
Che nello yoga, esista una via realizzativa basata sulle pratiche sessuali è cosa risaputa. Per alcuni, come Abhinavagupta,
è la via maestra, la più alta e sublime, per riscoprirsi UNO con
l'Universo. Per noi occidentali invece diviene spesso un sentiero
tortuoso, pieno di trabocchetti, false piste e botole segrete che non
portano da nessuna parte. Gli insegnamenti di kāma sono
così lontani dalla nostra cultura che spesso i maestri indiani e
tibetani preferiscono negarne l'esistenza o attrinbuir loro la patente
di immoralità e perversione e, a giudicare da quel che si legge in giro
non è che abbiano tutti i torti: la sublime via di Eros divino
sembra degradata a una serie di tecniche per "scopare meglio", "durare
di più", "avere più orgasmi", ecc. ecc....che, insomma...non è che siano
cose negative, ma ho il sospetto che non coincidano con le finalità
delle pratiche erotiche secondo Gorakanath, Padmasambhava o Abhinavagupta.
Perchè è così difficile comprendere gli insegnamenti tantrici?
Sicuramente l'atteggiamento morboso che abbiamo nei confronti del sesso e l'attitudine a utilizzare il senso di colpa come strumento educativo giocano un ruolo importante. Poi bisogna tener conto della mistificazione e della manipolazione (o addirittura la riscrittura) dei testi tantrici, operata, a partire dal XVII secolo, dai missionari cristiani sbarcati al seguito della Compagnie delle Indie. Ma il problema principale, secondo me, sta nelle nostre categorie mentali, nella nostra"tecnica del pensare", come la definiva Gramsci. Noi, moderni occidentali, siamo abituati a concepire il mondo in termini duali:
BENE - MALE,
LUCE - BUIO,
BIANCO - NERO,
DESTRA - SINISTRA,
MASCHILE - FEMMINILE ecc. ecc.
L'universo degli antichi yogin era invece regolato da tre forze NON COMPLEMENTARI ovvero FUOCO, SOLE, LUNA. Il fuoco è la dea suprema, detta śakti, kuṇḍalinī, durgā o bhagavatI che rappresenta l'energia attiva, il soggetto che conosce (o che gode: conoscenza e godimento sono sinonimi nel tantrismo) senza il quale non esistono né sole né luna.
Il sole è la coppia kāma/kāma īśvarī (spesso nei dipinti e nelle sculture si trova la sola parte femminile essendo kāma "anaṅga" ovvero incorporeo, privo di parti, simile all'etere...) che indica l'azione del conoscere e del godere.
La luna, infine è il dio śiva che rappresenta il CORPO DELL'UNIVERSO, ovvero l'oggetto di conoscenza o di godimento.
Per procedere nella via del tantrismo sessuale si deve imparare a pensare da "tantrici". Impresa assai ardua, ma, ammettendo di riuscirci ci troveremmo comunque ad affrontare l'ostacolo dei testi. La stragrande maggioranza dei libri sull'argomento è scritta e/o tradotta da uomini, mentre, ne sono convinto, il tantrismo nasce dal corpo e dalla mente delle donne.
Se
non se ne tiene conto comprendere certi dettagli, anche anatomici,
delle pratiche tantriche diventa impossibile. Il praticante di yoga per
progredire ha bisogno di una maestra donna, di una yoginī che
lo accompagni con dolcezza all'ascolto interiore, la dimensione sottile
dove il canto delle stelle è tangibile come la carezza dell'amata. Così
come la donna "maestra", la Bella addormentata, ha bisogno di uno yogin per essere risvegliata al suo ruolo.
Le
tracce di un'antica saggezza femminile, origine delle pratiche yogiche,
non sarebbero difficili da recuperare nelle scritture, nelle biografie
dei maestri e nelle tecniche operative, ma siamo così viziati dalla
nostra cultura maschilista (e fallocrate aggiungerebbero alcune mie
amiche) da scambiare l'evidenza per bizzarria e la favola per realtà
oggettiva. Il maschilismo, si badi bene, non è malattia che colpisce
solo gli uomini: non dimentichiamoci che sono le madri ad educare i
figli maschi e spesso accade, per reazione, che le donne abbraccino la
logica duale e teorizzino una specie di inferiorità genetica del sesso
maschile squilibrando a livello energetico se stesse e i loro partner.
Comunque sia, a ben cercare, il "profumo di Donna" si annusa un po' dovunque. Abhinavagupta, ad esempio, definisce se stesso yoginībhū, generato da una yoginī e la sua dottrina, il kaula (quella dei siddha, per intenderci) proviene dagli insegnamenti di una donna, la "FIGLIA DI TRIAMBAKA" identificabile, secondo me con uṣā, detta di volta in volta Signora dell'Alba, Figlia del Cielo o Danzatrice del Cielo.
L'aspetto pratico, tecnico della "via del desiderio ", è esposto nei 1000 libri del kāmaśāstra attribuiti a nandi e
ufficialmente andati perduti (dico ufficialmente perchè mi è capitato
più volte di rintracciare libri definiti perduti di Gorakanath, o altri
semplicemnete cliccandone il titolo sui siti dell'Indian Digital
Library, degli shankara math o sui portali di cultura Tamil). Chi si occupa di yoga sa che nandi è un toro bianco, il "VEICOLO" del dio śiva
Il
bovino, per far felici gli esseri umani, avrebbe messo una penna tra
gli zoccoli e buttato giù, nero su bianco, le gesta amorose, le
discussioni, le danze della sacra coppia Hindu, śiva e pārvatī.
Può darsi che sia così, conosco molti devoti pronti a giurarlo, ma a
me, che devoto non sono, l'idea che dei cervelloni come Abhinavagupta, Patañjali
o Shankara credessero veramente che un quadrupede si sia armato di
carta e penna per indottrinare gli uomini pare un po' bizzarra.
Sono andato a consultare tre vocabolari on line, Cologne Digital Sanskrit, Monier-Williams e Spoken Sanskrit ed ho scoperto:
1) che nandi, e la sua variante nāndī, sono nomi femminili che significano "soddisfazione", "gioia sessuale", "appagamento".
2) che nandi è uno dei nomi dati alla Dea dell'Amore, kāmeśvarī , quando si incarna in uṣā, la "FIGLIA DEL CIELO".
Ma guarda un po'....
Certo
che ci vuole uno stravagante senso dell'umorismo per chiamare un toro,
simbolo di virilità sia per noi come per gli indiani, con il nome di una
danzatrice. Non so se un allevatore delle nostre parti darebbe mai il
nome di Carla Fracci a 1000 chili bestione superdotato, ma ne dubito. Ad
occhio, NANDI è un termine onorifico, attribuito a delle maestre o a
yogin che avevano raggiunto il medesimo livello della loro istruttrice.
Interessante....ma fin dei conti che nandi sia stata una maestra di Yoga e di danza piuttosto che un toro volante non è notizia che cambi la vita. la cosa più interessante credo sia non il sapere chi insegnava certe tecniche, ma in cosa consistono, quelle certe tecniche.
Prima di scendere nel dettaglio credo però sia meglio fissare alcuni punti:
1) NELLO YOGA ESISTONO TECNICHE SESSUALI POTENTI ED EFFICACI IL CUI FINE E' PADRONEGGIARE IL RITMO NATURALE "EMERGENZA/ASSORBIMENTO" RAPPRESENTATO DALLA PENETRAZIONE.
2) QUESTE TECNICHE PROVENGONO DA UNA LINEA DI INSEGNAMENTO FEMMINILE E RISALGONO AD UN PERIODO STORICO CHE VA TEORICAMENTE DAL 4000 ALL'800 a.C.
3) PER MOTIVI CHE NON SO DUE O TRE SECOLI PRIMA DI CRISTO, QUESTA CONOSCENZA, PRIMA DIFFUSA IN TUTTO IL CONTINENTE INDIANO E' STATA SEGRETATA O DISPERSA, MA SONO SOPRAVVISSUTI DEI CENTRI O SCUOLE COME QUELLO DI CHIDAMBARAM, NEL TAMIL NADU, DAL QUALE PROVIENE IL LIGNAGGIO DEI SIDDHA E NEL QUALE OPERAVA IL MAESTRO "NANDI".
4) GLI ALLIEVI DEL MAESTRO NANDI (TRA CUI PATANJALI, VHYAGRAPADA, TIRUMULAR) E GLI ALLIEVI DEGLI ALLIEVI HANNO DIFFUSO poi LA DOTTRINA IN CINA, NELL'INDIA DEL NORD E NEL TIBET.
5) SONO TECNICHE CHE SI BASANO SULL'ARTE DELLA VIBRAZIONE, OVVERO SUL PREDOMINIO DEL TATTO SUGLI ALTRI SENSI E UTILIZZANO CONTEMPORANEAMENTE ASANA, MUDRA, MANTRA E KRIYA AL FINE DI RISVEGLIARE, ECCITARE, MANTENERE IN "EFFERVESCENZA" IL PRINCIPIO COSCIENTE CHE RISIEDE IN TUTTI GLI ELEMENTI DELLA MATERIA: KUNDALINI.
- continua....
Abhinavagupta - Parātrīśikāvivaraṇa
Sicuramente l'atteggiamento morboso che abbiamo nei confronti del sesso e l'attitudine a utilizzare il senso di colpa come strumento educativo giocano un ruolo importante. Poi bisogna tener conto della mistificazione e della manipolazione (o addirittura la riscrittura) dei testi tantrici, operata, a partire dal XVII secolo, dai missionari cristiani sbarcati al seguito della Compagnie delle Indie. Ma il problema principale, secondo me, sta nelle nostre categorie mentali, nella nostra"tecnica del pensare", come la definiva Gramsci. Noi, moderni occidentali, siamo abituati a concepire il mondo in termini duali:
BENE - MALE,
LUCE - BUIO,
BIANCO - NERO,
DESTRA - SINISTRA,
MASCHILE - FEMMINILE ecc. ecc.
L'universo degli antichi yogin era invece regolato da tre forze NON COMPLEMENTARI ovvero FUOCO, SOLE, LUNA. Il fuoco è la dea suprema, detta śakti, kuṇḍalinī, durgā o bhagavatI che rappresenta l'energia attiva, il soggetto che conosce (o che gode: conoscenza e godimento sono sinonimi nel tantrismo) senza il quale non esistono né sole né luna.
La luna, infine è il dio śiva che rappresenta il CORPO DELL'UNIVERSO, ovvero l'oggetto di conoscenza o di godimento.
Per procedere nella via del tantrismo sessuale si deve imparare a pensare da "tantrici". Impresa assai ardua, ma, ammettendo di riuscirci ci troveremmo comunque ad affrontare l'ostacolo dei testi. La stragrande maggioranza dei libri sull'argomento è scritta e/o tradotta da uomini, mentre, ne sono convinto, il tantrismo nasce dal corpo e dalla mente delle donne.
Comunque sia, a ben cercare, il "profumo di Donna" si annusa un po' dovunque. Abhinavagupta, ad esempio, definisce se stesso yoginībhū, generato da una yoginī e la sua dottrina, il kaula (quella dei siddha, per intenderci) proviene dagli insegnamenti di una donna, la "FIGLIA DI TRIAMBAKA" identificabile, secondo me con uṣā, detta di volta in volta Signora dell'Alba, Figlia del Cielo o Danzatrice del Cielo.
Sono andato a consultare tre vocabolari on line, Cologne Digital Sanskrit, Monier-Williams e Spoken Sanskrit ed ho scoperto:
1) che nandi, e la sua variante nāndī, sono nomi femminili che significano "soddisfazione", "gioia sessuale", "appagamento".
2) che nandi è uno dei nomi dati alla Dea dell'Amore, kāmeśvarī , quando si incarna in uṣā, la "FIGLIA DEL CIELO".
Ma guarda un po'....
Interessante....ma fin dei conti che nandi sia stata una maestra di Yoga e di danza piuttosto che un toro volante non è notizia che cambi la vita. la cosa più interessante credo sia non il sapere chi insegnava certe tecniche, ma in cosa consistono, quelle certe tecniche.
Prima di scendere nel dettaglio credo però sia meglio fissare alcuni punti:
1) NELLO YOGA ESISTONO TECNICHE SESSUALI POTENTI ED EFFICACI IL CUI FINE E' PADRONEGGIARE IL RITMO NATURALE "EMERGENZA/ASSORBIMENTO" RAPPRESENTATO DALLA PENETRAZIONE.
2) QUESTE TECNICHE PROVENGONO DA UNA LINEA DI INSEGNAMENTO FEMMINILE E RISALGONO AD UN PERIODO STORICO CHE VA TEORICAMENTE DAL 4000 ALL'800 a.C.
3) PER MOTIVI CHE NON SO DUE O TRE SECOLI PRIMA DI CRISTO, QUESTA CONOSCENZA, PRIMA DIFFUSA IN TUTTO IL CONTINENTE INDIANO E' STATA SEGRETATA O DISPERSA, MA SONO SOPRAVVISSUTI DEI CENTRI O SCUOLE COME QUELLO DI CHIDAMBARAM, NEL TAMIL NADU, DAL QUALE PROVIENE IL LIGNAGGIO DEI SIDDHA E NEL QUALE OPERAVA IL MAESTRO "NANDI".
4) GLI ALLIEVI DEL MAESTRO NANDI (TRA CUI PATANJALI, VHYAGRAPADA, TIRUMULAR) E GLI ALLIEVI DEGLI ALLIEVI HANNO DIFFUSO poi LA DOTTRINA IN CINA, NELL'INDIA DEL NORD E NEL TIBET.
5) SONO TECNICHE CHE SI BASANO SULL'ARTE DELLA VIBRAZIONE, OVVERO SUL PREDOMINIO DEL TATTO SUGLI ALTRI SENSI E UTILIZZANO CONTEMPORANEAMENTE ASANA, MUDRA, MANTRA E KRIYA AL FINE DI RISVEGLIARE, ECCITARE, MANTENERE IN "EFFERVESCENZA" IL PRINCIPIO COSCIENTE CHE RISIEDE IN TUTTI GLI ELEMENTI DELLA MATERIA: KUNDALINI.
- continua....
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